Il rapporto con mio padre è sempre stato travagliato sin da quando ero piccola.
Mi sono ritrovata ad un certo punto della mia vita a giocare a nascondino, finire di contare,voltarmi a cercare mio padre ma non trovarlo…. Aspettare, aspettare e aspettare senza mai vederlo arrivare urlando bomba libera tutti.
La bomba però scoppiò più tardi quando un giorno d’inverno se ne andrò di casa, lasciando parte dell’armadio, del letto e del mio cuore vuoto.
Ha lasciato me e mia mamma, ha scelto il lavoro trascurando così la sua famiglia.
L’uomo molte volte si lascia traviare dal potere, dai soldi e dalla speranza di un futuro migliore tralasciando l’importanza delle persone attorno che gli vogliono bene.
Si è svegliato una mattina pensando che quegli 80 metri quadrati di casa lo stavano soffocando e che i pannolini, le pappette e le favole serali non potevano renderlo più completamente felice,perché per esserlo doveva prima sentirsi appagato come uomo.
Ho visto la sofferenza negli occhi di mia madre, ho visto lacrime scendere copiose,ho visto scenate,valigie fatte alla rinfusa e tanti appartamenti sempre diversi, ho visto un sacco di cose che forse i bambini non dovrebbero mai vedere se non nei film dove però c’è almeno un happy ending.
Così quando sono cresciuta ho ripudiato la figura di quest’uomo che aveva peccato di egoismo lasciando mia mamma in balia degli eventi, sono passati un sacco di anni prima che riuscissi a risentirlo anche solo telefonicamente.
Mio padre è il tipico uomo che si piega ma non si spezza, un uomo pieno di regole e di convinzioni innate, ed io sono la tipica figlia ribelle,almeno in età adolescenziale,piena di idee molto poco coscienziose.
È sempre stato così, lui rappresenta la razionalità, la precisione, il controllo e l’ordine, io la creatività, le grandi passioni, le immense delusioni, la disorganizzazione e la convinzione che la vita debba essere vissuta alla giornata.
Due opposti che per quanto si attraggano si respingono in egual misura e che si fanno male, sempre, sistematicamente.
A mio padre basta uno sguardo per farmi male, un silenzio, un gesto, una sillaba.
Un giorno parlando del nostro rapporto l’ho visto piangere e da li è cambiato tutto.
Ricordo quel week end passato a Roma dopo anni che non ci vedevamo, la sensazione di imbarazzo ma la voglia di viversi.
Adesso papà ti posso dire con convinzione che ti ho perdonato, ho perdonato il fatto che tu non ci sia stato la prima volta che ho incontrato il mio grande amore, ho perdonato la volta in cui mi hai detto che per te ero una delusione, ho perdonato la tua assenza e ho perdonato la tua incapacità giovanile nel ricoprire il ruolo che dovevi svolgere.
Con i miei vent’anni è cambiata anche la visione che ho di te, ai miei occhi non sei più quella burbera figura che mi ha molte volte ferita,ma sei diventato un uomo.
Un uomo che nonostante nella vita debba svegliarsi alle sei del mattino ed indossare la maschera dell’imprenditore in giacca e cravatta ha anche tante debolezze e insicurezze, e il riuscire a vederti umano di carne ed ossa, è stato uno dei primi passi per imparare ad amarti.
Oggi ti ringrazio perché alla fine ci sei voluto essere nella mia vita, ed è anche grazie a te se adesso ho la possibilità di un futuro diverso da quello che il posto dove sono nata mi aveva affibbiato, ed è anche grazie a te se sono diventata così forte.
Sono orgogliosa di essere tua figlia, perché tu ce l’hai fatta seppur con tanto sacrificio, credendoci costantemente e non mollando mai.
Per tanto tempo ho avuto la paura del tuo giudizio, la paura di non essere mai abbastanza e la paura di deluderti, perché per quanto io cercavo di fare non vedevo mai la felicità nei tuoi occhi. Adesso la vedo babbo e quella luce vorrei che non si spegnesse mai è farò di tutto perché tu sia fiero di me.
Ti voglio bene, e scusami se non te l’ho detto per troppo tempo, abbiamo tanto da recuperare ma so che possiamo farcela, perché se due vogliono, cento non possono.