Le solite piccolezze

Il rumore che fanno le scarpe da uomo sul parquet in rovere chiaro.
La gente che ha delle belle mani, perchè sembra che tutto quello che stia facendo sia fatto meglio di come lo farei io.
Gli occhi, le espressioni e la voce di Margherita Buy.
Il suono di quando appoggio sul tavolo di marmo, dopo aver finito di bere dell’acqua, il bicchiere di vetro della Nutella.
Il mio accento.
Il rumore concitato e frenetico di una macchina da scrivere ed anche quello di una macchinetta per tatuaggi.
Quando mi portano il caffè a letto e le sigarette sono già sul comodino.
L’odore della federa del cuscino, che sa di sonno e di cui non riesco a trovarne miglior definizione.
Il suono del ferro da stiro quando premo il pulsante del vapore.
Guardare sul divano insieme ai miei amici i Mondiali di calcio con una birra in mano, anche se l’Italia è già uscita agli ottavi.
La brezza che verso le otto di sera entra dalla finestra di casa mia, e che fa rigonfiare le tende bianche.
La sensazione vagamente piacevole di grattare le punture di zanzare che danno fastidio.
I vestiti chiari in estate.
Il momento in cui il professore scrive sul mio libretto il voto dell’esame superato, dopo un mese di reclusione forzata in casa sui libri.
La vodka quando si combina in maniera perfetta con il Sour e poi la Maracuja.
Il mio paese quando è da tanto tempo che non ci torno.
Un accendino che hai in borsa e non funziona,e tu lo sai, ma in quel momento hai solo quello, e poi d’improvviso decide di regalarti il suo ultimo soffio di vita evitandoti di chiedere alla metà dei passanti.
Qualsiasi persona che abbia una passione nella vita.
Gli occhi di mia madre.
Quentin Tarantino ed ogni singolo film che ha fatto.
Il Mercoledì, perchè esce il nuovo numero di Vanity Fair, ed oramai è diventata una tradizione.
L’oroscopo della Gazzetta dello sport.
Il momento in cui riesco a starnutire dopo un’ora che ci provavo.
Quando finisce il singhiozzo.
I tortellini in brodo di mia nonna il giorno di Natale.
Le canzoni che parlano di me, perché lo so che le hanno scritte proprio per me.
L’odore di benzina, di borotalco e anche quello della vaniglia.
Il rossetto rosso.
Un bacio, quando è da tanto che lo desideravo.
Viaggiare, ovunque.
Gli estranei che mi regalano un sorriso, così a caso.
Il video di Papa don’t preach di Madonna, la scena in cui lei ha su la maglietta con scritto “Italians do it better”, perchè secondo me ha ragione.
Il sorriso delle mie amiche, ed anche il mio.
Ed adesso che ti ho detto tutto ciò che amo,quando arriverai,amami tu… più di quanto io lo faccia con queste piccole cose che riempiono la mia vita, più di quanto io lo faccia con me stessa.
Amami bene come mai hai fatto, amami e non ti trattenere mai.
Amami con la freschezza di un’adolescente ma con la consapevolezza di uomo adulto.
Amami se me lo merito, amami e non lasciarmi mai più qualsiasi cosa arriverà a scombinare le nostre stagioni.
Amami perchè se lo farò anche io con te sarà tutta un’altra storia, la nostra.

 

E sai perchè?

Perché a me quel profumo che lasci sulle lenzuola crea dipendenza.

Perché adoro quella bocca soprattutto quando è macchiata di rossetto rosso, il mio.

Perché tutte le volte che provo ad allontanarmi da te ti ritrovo sempre qui a un passo dal mio cuore.

Perché per quanto mi voglia difendere ed odiarti riesci sempre a distruggere ogni mia protezione.

Perché io in quegli occhi ci vedo un sacco di cose e sono sicura che siano diverse da quelle che vedono altri.

Perché quando ti addormenti accanto a me io non riesco mai a dormire, ti guardo e cerco di imprimere nella mia testa ogni tuo singolo dettaglio per farti essere con me anche quando te ne sarai già andato.

Perché ho la netta sensazione che io e te nella mia vita precedente vivevamo in una casa con giardino, vicino al mare, con un cane e tre figli.

Perché t’aspetto costantemente anche quando non vorrei ne dovrei.

Perché siamo due emerite teste di cazzo, orgogliose e testarde e forse questo un po’ mi piace.

Perché con te di scontato non c’è proprio niente.

Perché Robert Collier afferma che si debba solo amare grandemente una cosa per ottenerla e io a lui credo.

Perché io lo so che starò male per te, lo so che verrà presto il momento in cui dovrò chiamare tutte le mie amiche a raccolta e piangere per un tempo più o meno indefinito in pigiama ,mangiando pizza e bevendo birra davanti ad un film d’amore.

Io tutto questo lo so, ma nonostante ciò ho deciso, perché nella vita arriva un momento dove devi scegliere punto e fine.

Ho deciso di dire basta con tutte le mie fottute paure, basta con i freni basta con le paranoie… Voglio lasciarmi andare, voglio cadere e farmi male ma voglio vivere… Voglio viverti.

Ed anche se la parola noi per noi è o sarà impossibile… 

Tu hai mai conosciuto qualcosa che sia realmente impossibile?

Falling in love

Ho vissuto recentemente un periodo piuttosto particolare della mia vita, sarà colpa della primavera, degli ormoni, del destino o del sole, ma ho visto tutte le mie amiche innamorarsi.
Si sono innamorate tutte insieme, quasi come se l’universo mi volesse lanciare un messaggio chiaro e ben preciso.
Tra di loro c’è chi vive un amore pazzesco, chi ha situazioni complicate o chi ancora non ben definite… fatto sta che sfogandosi e raccontandomi tutto riguardo queste vicende ho iniziato a riflettere su cosa sia l’amore e che significato ed importanza abbia per me.
Capita di cercare la tua persona per una vita intera, poi appena ti fermi un attimo e ti siedi per riprendere fiato, alzi gli occhi ed eccola li, davanti a te.
L’amore è cosi, non si fa cogliere, ti coglie anche nei momenti più improbabili, e ti veste di speranza, la speranza che nella vita esista ancora qualcosa di vero e puro.
Non esiste regola, problema o ostacolo insuperabile quando si vuole una persona.
Siamo come palline in un flipper, sbalzate per un tempo indefinito in ogni dove, ci scontriamo, ci facciamo male, ma prima o poi seppur ammaccate arriviamo al nostro bersaglio, un punto in cui tutto prende senso, tutto è in equilibrio, dove si respira felicità, ecco cos’è la vita, è centrare il bersaglio.
Per centrarlo però abbiamo bisogno di aiuto, di qualcuno che ci accompagni in questo gran caos e che non ci faccia mai sentire spaesati, ecco cos’è l’amore, prendersi per mano e sfidare il caos.
Amore è guardare i suoi occhi e capire che in quel preciso istante vi state leggendo dentro, è perdersi nel suo sorriso, è aspettare senza avere nessuna certezza.
Amore è quando lo senti in tutte le canzoni, quando voi siete in tutte le canzoni, quando lui ti invade i sogni e i pensieri prepotentemente, senza chiedere permesso.
Amore è volerlo nel tuo futuro continuando a viverlo nel presente, non dare niente per scontato, viversi come se il domani non ci dovesse avere mai.
Amore è volere il suo odore addosso, sui vestiti, perchè quello è il profumo più buono che tu abbia mai avuto.
Amore è svegliarsi insieme la domenica mattina, magari dopo una sbornia, maledicendo la vodka, tu scaruffata con le occhiaie e mezza rintontita, e baciarlo finché le labbra non fanno male tra le lenzuola bianche con la luce che passa dalla finestra e vi lambisce il volto.
Amore è il pomeriggio al parco e la sera a parlare in macchina sotto il portone fino alle cinque di mattina senza mai stancarsi.
Amore è voler essere se stesso con l’altro perché tanto ti apprezzerà comunque, è non dover più fingere né stupore né dispiacere.
Amore è volere nuotare nei suoi difetti, è sentire la sua mancanza anche dopo dieci minuti che se n’è andato.
Amore è non bastarsi mai e volersi sempre.
Un giorno ringrazieremo Dio per averci fatto incontrare tutti quegli uomini inutili, egoisti, psicopatici, o semplicemente sbagliati.
Lo ringrazieremo per le lacrime versate, per i messaggi senza alcuna risposta, per le buche agli appuntamenti, per le storie andate male e per tutte le delusioni, perchè tutto questo ci ha portato da lui, e ne è valsa la pena subire tutto ciò.
Ecco cos’è per me l’amore, il sacrificio per cui ne varrà sempre la pena.

A mio padre

Il rapporto con mio padre è sempre stato travagliato sin da quando ero piccola.
Mi sono ritrovata ad un certo punto della mia vita a giocare a nascondino, finire di contare,voltarmi a cercare mio padre ma non trovarlo…. Aspettare, aspettare e aspettare senza mai vederlo arrivare urlando bomba libera tutti.
La bomba però scoppiò più tardi quando un giorno d’inverno se ne andrò di casa, lasciando parte dell’armadio, del letto e del mio cuore vuoto.
Ha lasciato me e mia mamma, ha scelto il lavoro trascurando così la sua famiglia.
L’uomo molte volte si lascia traviare dal potere, dai soldi e dalla speranza di un futuro migliore tralasciando l’importanza delle persone attorno che gli vogliono bene.
Si è svegliato una mattina pensando che quegli 80 metri quadrati di casa lo stavano soffocando e che i pannolini, le pappette e le favole serali non potevano renderlo più completamente felice,perché per esserlo doveva prima sentirsi appagato come uomo.
Ho visto la sofferenza negli occhi di mia madre, ho visto lacrime scendere copiose,ho visto scenate,valigie fatte alla rinfusa e tanti appartamenti sempre diversi, ho visto un sacco di cose che forse i bambini non dovrebbero mai vedere se non nei film dove però c’è almeno un happy ending.
Così quando sono cresciuta ho ripudiato la figura di quest’uomo che aveva peccato di egoismo lasciando mia mamma in balia degli eventi, sono passati un sacco di anni prima che riuscissi a risentirlo anche solo telefonicamente.
Mio padre è il tipico uomo che si piega ma non si spezza, un uomo pieno di regole e di convinzioni innate, ed io sono la tipica figlia ribelle,almeno in età adolescenziale,piena di idee molto poco coscienziose.
È sempre stato così, lui rappresenta la razionalità, la precisione, il controllo e l’ordine, io la creatività, le grandi passioni, le immense delusioni, la disorganizzazione e la convinzione che la vita debba essere vissuta alla giornata.
Due opposti che per quanto si attraggano si respingono in egual misura e che si fanno male, sempre, sistematicamente.
A mio padre basta uno sguardo per farmi male, un silenzio, un gesto, una sillaba.
Un giorno parlando del nostro rapporto l’ho visto piangere e da li è cambiato tutto.
Ricordo quel week end passato a Roma dopo anni che non ci vedevamo, la sensazione di imbarazzo ma la voglia di viversi.
Adesso papà ti posso dire con convinzione che ti ho perdonato, ho perdonato il fatto che tu non ci sia stato la prima volta che ho incontrato il mio grande amore, ho perdonato la volta in cui mi hai detto che per te ero una delusione, ho perdonato la tua assenza e ho perdonato la tua incapacità giovanile nel ricoprire il ruolo che dovevi svolgere.
Con i miei vent’anni è cambiata anche la visione che ho di te, ai miei occhi non sei più quella burbera figura che mi ha molte volte ferita,ma sei diventato un uomo.
Un uomo che nonostante nella vita debba svegliarsi alle sei del mattino ed indossare la maschera dell’imprenditore in giacca e cravatta ha anche tante debolezze e insicurezze, e il riuscire a vederti umano di carne ed ossa, è stato uno dei primi passi per imparare ad amarti.
Oggi ti ringrazio perché alla fine ci sei voluto essere nella mia vita, ed è anche grazie a te se adesso ho la possibilità di un futuro diverso da quello che il posto dove sono nata mi aveva affibbiato, ed è anche grazie a te se sono diventata così forte.
Sono orgogliosa di essere tua figlia, perché tu ce l’hai fatta seppur con tanto sacrificio, credendoci costantemente e non mollando mai.
Per tanto tempo ho avuto la paura del tuo giudizio, la paura di non essere mai abbastanza e la paura di deluderti, perché per quanto io cercavo di fare non vedevo mai la felicità nei tuoi occhi. Adesso la vedo babbo e quella luce vorrei che non si spegnesse mai è farò di tutto perché tu sia fiero di me.
Ti voglio bene, e scusami se non te l’ho detto per troppo tempo, abbiamo tanto da recuperare ma so che possiamo farcela, perché se due vogliono, cento non possono.

Un uomo solo al bar

Oggi dopo un mese sono tornata nel bar che frequentavo prima di trasferirmi per rivedere i miei amici d’infanzia che nonostante non lo ammetta un po’ mi mancano.

Arrivo al bar e ancora non c’è nessuno, l’unico loro difetto che non cambia mai nel corso degli anni è che cascasse il mondo non sono mai in orario.

Prendo un caffè, basso con due bustine di zucchero lanciando un guanto di sfida al diabete, pago ed esco a fumare una sigaretta per ingannare il tempo.

Guardo il panorama e penso che Milan l’è un gran Milan ma l’aria che si respira qua è tutta un’altra storia, mentre faccio tutte queste riflessioni paesaggistiche scontate più delle camicette di Zara a Gennaio, si avvicina un vecchietto che conosco da anni molto bene, mi chiede come sto e dopo una serie di convenevoli inizia a raccontarmi la sua vita.

La vita di paese è così, un vortice di generazioni che si mescolano, persone anziane che vogliono raccontarti la loro storia, e troppi giovani che pensando non sia interessante li ignorano deridendoli.

Il signore si chiama Tedaldo, uno di quei nomi che nei primi anni venti nella campagna contadina toscana era di uso comune, un nome che odora di antico, un nome che rievoca grandi glorie del passato.

Per i giovani della zona il suo soprannome è Teddy, famoso sia per essere stato un grande donnaiolo sia perché quando ingrana la prima per uscire dal parcheggio del bar sfriziona rumorosamente e sia perché ogni macchina del paese è stata almeno una volta battezzata da lui.

E’ il giorno di Pasqua e mi chiedo perché sia solo al circolo di paese, la risposta mi arriva immediata come se per un attimo attraverso gli occhi mi avesse letto nella mente.

Mi racconta che sua moglie è morta, e che anche la sua nuova compagna è passata a miglior vita, mi racconta dei suoi figli che oramai grandi fanno la loro vita, dei suoi nipotini in giro per il mondo e della sua pensione da operaio che basta ma non avanza mai.

Ad un certo punto una lacrima sotto i suoi occhiali da sole Ray Ban modello Aviator di colore nero in netto contrasto con il personaggio, gli riga il volto e capisco che qualcosa non va.

Mi parla di una serenità che ha ritrovato dopo tanti anni, quella serenità che si acquisisce dopo decenni di lavoro, quella serenità che viene quando oramai ci si arrende alla vita e non la si vive forse più ma la si osserva solo sfumare a poco a poco sperando solamente che la morte non faccia troppo male.

Penso a quante ne dovrò ancora vedere per arrivare al suo grado di sapere ad alla sua consapevolezza, penso che dovrebbe esistere un’istituzione che per almeno un’ora al giorno si mette ad un tavolo ad ascoltare gli anziani che hanno vissuto cose a noi molto lontane e hanno solo voglia di raccontarle per far si che tutto quel sudore e quelle incazzature non siano state vane.

Tedaldo sta semplicemente parlando con una ragazza di 70 anni più giovane di lui seduto su una sedia di un bar,ma in realtà sta facendo molto altro. Sta cercando di lasciare in me una traccia del suo vissuto, sta cercando di dirmi che non mi devo scordare di lui come molti hanno fatto durante il corso della sua vita.

Ascolto questo uomo, piccolo ma solo di statura, con il viso segnato dal sole d’agosto che batte sui campi,incasso quel flusso di parole senza dire niente, perché non ha bisogno che io asserisca ad ogni parola, ha solo bisogno che lo ascolti e che gli faccia capire che in questo momento niente mi sta distraendo perché ritengo estremamente prezioso ciò che mi sta dicendo.

Mi ritrovo così a fissarlo ascoltando parola per parola ogni sua considerazione arrivando ad una soglia di attenzione pari ad un gruppo di teenager di fronte a Justin Bieber che canta.

Oggi è Pasqua,e tutti meritano una famiglia accanto, tutti meritano di sentire calore umano anche se magari non sono bravi nel darlo, e mi sento fortunata.

Mi sento fortunata perché non mi manca niente a livello affettivo e decido in questo giorno un po’ speciale di farmi grande, grande quanto tutta la famiglia di quest’uomo e decido di esserci per lui.

Non è una storia straordinaria, sono d’accordo, è solo una storia di una conversazione durata si e ne dieci minuti ma rimango colpita.

Rimango colpita nel vederlo per la prima volta spoglio da ogni corazza e rimango colpita dal fatto che non abbia paura di mostrarmi tutte le sue paure e mi sento onorata dal fatto che mi stia facendo partecipe della sua vita.

Sono sempre stata così, amo osservare, ascoltare e cercare di capire cosa passa nella testa della gente, forse mi prendo carico di un compito più grande di me, ma cerco nel mio piccolo di interpretare le persone che mi vivono intorno e di non sottovalutare niente ma caricare di significato ogni piccolo gesto mio e degli altri.

Arrivo così alla conclusione che bisognerebbe solo ridimensionare il nostro ego, capire che alle volte vale la pena fermarsi ed ascoltare gli altri senza che per questo ci sia un ritorno se non quello di un arricchimento personale.

Dicono che la sensibilità sia una condanna, io dico che la sensibilità sia semplicemente un dono che ti fa apprezzare cose che altri non vedono, ti fa capire cose che altri non capiscono, e ti fa provare sensazioni che altri mai arriveranno a provare.

Arrivano i miei amici e saluto il signore, in dieci minuti sono cresciuta e ringrazio i miei amici per non essere stati mai puntuali nella loro vita.